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L’impugnatura della matita

 

L’educazione della mano è di fondamentale importanza per scrivere così come per disegnare ed in entrambi i casi, essa si raggiunge anche attraverso una corretta impugnatura dello strumento. Nel disegno gli elementi utili, per una corretta prensione della matita, sono circoscritti nell’esercizio pratico e nell’apprendimento di alcune piccole “regole”.

Cosicché per tracciare linee con una matita è buona cosa fare proprie tutte quelle regole, tecnico/pratiche, legate alla manualità dello strumento, soprattutto nel disegno dal vero.

In tal senso, tramite l’apprendimento teorico che regola la corretta manualità dello strumento, il disegnatore potrà raggiungere quanto prima e senza troppa difficoltà, quella disinvoltura manuale che semplificherà sensibilmente la propria crescita artistica.

Naturalmente queste regole non sono categoriche, ma indicative e sono utili ad agevolare, tramite una metodica, l’approccio primario al disegno. Dunque tracciare linee d’ogni tipo, senza incorrere a limitazioni tecniche e di possibile affaticamento, anche di tipo posturale, presume l’osservazione di determinate regole.

Tra queste regole vi è il modo corretto di come impugnare lo strumento da disegno, nel nostro caso la matita. Però come spesso accade in questa disciplina, soprattutto per la libertà espressiva che essa comporta, la discutibilità delle regole pone quasi sempre il disegnatore a scindere queste direttive e porsi su diversi punti di vista. A tal fine, come ho già espresso sopra, preferisco che le regole siano concepite come consigli, così ognuno avrà piena libertà di seguire o non seguire una prassi, con la scelta assoluta di decidere cosa prendere o non prendere dei concetti espressi, di conseguenza senza dover essere necessariamente sottoposti a forzature che potrebbero influire negativamente o addirittura minare le proprie ambizioni nei confronti di questa disciplina.

Nel disegno le modalità di impugnatura dello strumento sono diverse e molteplici. Queste applicate in maniera corretta facilitano: la realizzazione di linee e segni; conferiscono efficienza alla gestualità ed aiutano a prevenire quelli che possono essere definiti stress posturali.

L’esigenza di acquisire una corretta e comoda impugnatura è quindi necessaria e indispensabile per assumere, quanto prima, tutte quelle abilità e condizioni manuali proprie del disegno.

A questo scopo è importante sapere che i diversi modi di impugnare lo strumento, scaturiscono da svariati fattori. Tra questi vi sono quelli legati principalmente alla tipologia di strumento che si intende utilizzare (matita, carboncino, ecc.), al segno che si vuole tracciare e a ciò che si intende realizzare.

Naturalmente nel corso della realizzazione di un disegno, queste modalità a loro volta possono, anche, variare secondo una visione soggettiva.

Tuttavia in alcuni casi praticare un’impugnatura nella modalità consigliata, quindi corretta, può risultare difficoltosa, soprattutto all’inizio, tanto che questa può arrecare impaccio alla gestualità e all’atto stesso del disegnare. Questa sensazione di disagio non ci deve intimidire, anzi deve essere un incentivo a sforzarsi di più e gradualmente, senza ricercare, attraverso un atteggiamento impellente, una perfezione nel disegno, ma piuttosto, allenarsi a tracciare linee di ogni tipo.

A tal proposito il consiglio è quello di riempire fogli di linee e segni di ogni tipo in serie tra loro, sforzandosi di mantenere la stessa e corretta posizione mentre si tracciano linee sia orizzontali che verticali, questo senza dover ricorre allo spostamento del foglio orientandolo nel verso più compiacente per facilitarne l’esecuzione.

Solo in questo modo, con tanta pratica, tenacia ed esercizio, raggiungerete quella spigliatezza che vi porterà ad impugnare la matita nella maniera più idonea e naturale. Tramite questi esercizi, mediante anche l’acquisizione di altre piccole regole pratiche e teoriche, riuscirete, ciascuno con i propri tempi, a tracciare in piena disinvoltura tutte quelle linee che prima nell’insicurezza bloccavano quel processo che unisce l’occhio alla mano e viceversa.

Questi esercizi, in più, oltre allo sviluppo di abilità tecnico pratiche aiuteranno il disegnatore ad approfondire e concentrarsi su altri aspetti del disegno, così da snellire e supportare altri fattori propri ed indispensabili di questa disciplina, quali potrebbero essere quello di uno studio più mirato all’osservazione.

Infatti come da bambini siamo riusciti, attraverso l’insegnamento, ad imparare a scrivere controllando la giusta prensione dello strumento, tracciando singole linee per comporre lettere e poi parole, nella stessa maniera possiamo imparare a tracciare linee precise con la dovuta impugnatura, così da riuscire a rappresentare nel disegno qualsiasi cosa ci circondi, nella modalità più agevole e sicura.

Questo esempio ci deve far riflettere e comprendere che tutti possiamo disegnare, perche così come abbiamo imparato a scrivere, così possiamo imparare a disegnare. Le due discipline non differiscono molto tra loro, entrambe sono accumunate dalla stessa finalità, cioè quella di tracciare un insieme di linee e segni, con la differenza che questa attività è più complessa e difficile nella scrittura che nel disegno. Però, anche lì dove per differenze soggettive non si riesce ad impugnare correttamente la matita seguendo quelle piccole regole, al di là del livello ottimale che si possa raggiungere e di come si possa raggiungere, è cosa buona ed importante che l’impugnatura risulti il più agevole possibile o comunque nell’insieme comoda.

Infatti non sarà un’impugnatura atipica a limitare il nostro estro creativo, perche è abbastanza nota l’abilità artistica di disegnatori che utilizzano per diversi motivi, magari legati ad una forma di ricerca espressiva o in alcuni casi per limitazione fisica, modalità non propriamente corrette dell’impugnatura, anzi, addirittura ricorrono all’utilizzo di altre parti del corpo per poter disegnare, come i piedi o la bocca. Insomma se si vuole disegnare si disegna comunque, al di là di quella che può essere una corretta impugnatura, ma la libertà che questa disciplina concede non deve essere fraintesa con il proposito di mettere da parte queste piccole regole, perche questo fattore andrebbe ad incentivare quell’atteggiamento che nel tempo potrebbe rivelarsi limitante per un eventuale perfezionismo. Ragion per cui prima di scartare questi consigli o sbizzarrirsi in una ricerca personale, sul come impugnare lo strumento da disegno, è opportuno cercare di apprendere e fare proprie tutte quelle regole, compresa la corretta impugnatura della matita, per una formazione di base solida da cui partire.

La modalità corretta della tenuta dello strumento, oltre che conferire un giusto e preciso impiego del mezzo, influisce anche sulla padronanza di quest’ultimo. Elementi questi, che combinati garantiscono una più precisa e disinvolta gestualità nel tracciare tutti quei segni che altrimenti diverrebbero di difficile rappresentazione.

Poi oltre a quelli che posso essere individuati come fattori tecnico-pratici riguardanti “l’errata o corretta” impugnatura dello strumento, vi è un aspetto determinante che può influire negativamente sulla cattiva tenuta della matita, il quale spesso viene sottovalutato se non addirittura ignorato ed è quello ergonomico posturale. Infatti, nell’errata impugnatura dello strumento vi sono tutti quegli elementi che possono provocare stress all’apparato muscolo scheletrico dell’arto utilizzato e di tutti i distretti che collaborano nell’azione. Un’eventuale condizione scorretta della matita, protratta per lungo tempo nel disegno, come anche nella scrittura, può causare piccoli o superficiali problemi da stress di tipo locomotorio oppure importanti e complessi problemi fisici all’apparato locomotorio interessato. Nel tempo queste problematiche possono contrastare sia con il rendimento tecnico-artistico che con quello fisico-salutare. Questo perche nell’attività svolta dalla mano e dal braccio, in abduzione, adduzione o circonduzione, per eseguire tutti quei movimenti richiesti nella pratica del disegno, come anche quelli di flessione ed estensione, localizzati sulle articolazioni della mano e del braccio, possono indurre alla lunga ad un affaticamento tendineo-articolare. Allo stesso modo eventuali posizioni arcuate in avanti possono produrre problemi di ipertensione dei muscoli del collo, delle spalle, come la modifica delle curve fisiologiche della colonna vertebrale.

Con il presupposto, quindi, di osservare una giusta impugnatura della matita, come anche una postura ideale, nell’intento di acquisire maggiore abilità nel tracciare linee decise e coordinate è importante, prima ancora dell’aspetto tecnico artistico, osservare questi accorgimenti anche sotto una visione salutare.

Dopo questa piccola parentesi, sull’aspetto salutare e senza scendere più di tanto nello specifico, andiamo ad osservare ed approfondire i diversi modi, “corretti”, di come conviene impugnare la matita nel disegno.

Le modalità di impugnatura della matita, che spesso risultano soggettive, necessitano, come già accennato in precedenza, dell’applicazione di alcune regole. Queste come anche per gli altri strumenti di rappresentazione grafica, sono molteplici e differiscono tra loro per la funzione di impiego, per la tecnica scelta e per ciò che si desidera ottenere dallo strumento utilizzato.

Tra le diverse modalità di impugnatura possibili, ne osserveremo principalmente le due più comuni e versatili, ovvero quelle basilari, che al momento più ci interessano e che io preferisco definire (a tenuta esterna) e (a tenuta interna), entrambe con tutte le rispettive varianti utili allo scopo.

Nell’immagine che segue (figura a) è illustrata l’impugnatura basilare a tenuta esterna, quella che in gergo viene indicata “come quella per scrivere”. Infatti è molto simile all’impugnatura utilizzata in scrittura. Questa modalità nel disegno viene soprattutto utilizzata quando si deve lavorare nel dettaglio, cioè quando bisogna tracciare tutte quelle linee che necessitano di molta precisione o comunque quando si va a particolareggiare in determinati zone del disegno.

figura a

Figura a - Posizione a tenuta esterna basilare, in questa impugnatura la matita si trova, per la maggiore nella parte esterna della mano. Da qui la mia personale definizione a tenuta esterna, infatti  copre la parte esterna della mano. Tenuta in prensione dalle tre dita medio, indice e pollice a circa cinque centimetri di distanza o comunque ad una distanza superiore ai quattro centimetri dalla punta e poggia la sua parte posteriore sulla parte dorsale della prima commisura della mano. Con questo tipo di impugnatura si riesce ad aver nell’azione un ottimo controllo, quanto una perfetta visibilità.

Nella seguente immagine (figura b) è illustrata l’altra impugnatura, cioè quella basilare a tenuta interna, che normalmente viene indicata “come quella piatta”. Questa impugnatura nella modalità propria di prensione è idonea nel disegno a cavalletto e per la sua tenuta leggera è ideale nell’abbozzare o tracciare linee approssimative come di costruzione oppure linee che coprono ampi spazi. 

figura b

Figura b - Posizione a tenuta interna basilare. In questa impugnatura la matita si trova, per una parte, nell’interno della mano. infatti la parte posteriore della matita, per buona parte nascosta, va a collocarsi tra il palmo e le dita anulare e mignolo. infatti i movimento in questa tenuta interessano la mano e il braccio. Questa modalità ritorna utile quando il piano da disegno è verticale, per intenderci quando si disegna in piedi o seduti dinanzi al cavalletto, oppure quando si disegna a parete.

Però prima di scendere nel dettaglio di queste impugnature, per meglio apprendere e capire la differenza tra un impugnatura e l’altra, e di come queste possano influire sul buono o cattivo risultato, dobbiamo necessariamente osservare prima di tutto l’impugnatura corretta che si utilizza nella scrittura.

Nell’immagine che segue (figura c) è illustrata la posizione corretta di come impugnare la penna nell’azione di scrivere.

figura c

Figura c - Impugnatura corretta per la scrittura

Nell’immagine successiva (figura c bis), vista da un’altra angolazione, vi è rappresentato il particolare dell’impugnatura corretta per la scrittura, dove vi è evidenziato il triangolo equilatero che si forma nella giusta prensione delle dita.

figura c bis

Figura c bis - Particolare dell’impugnatura corretta per la scrittura

Le caratteristiche anatomiche e funzionali per una corretta impugnatura dello strumento (penna o matita) nella fase di scrittura sono fissati in questi parametri:

La presa dei tre polpastrelli delle dita indice, medio e pollice, è posta a circa 2 cm dalla punta dello strumento; I tre polpastrelli si trovano ciascuno su un lato diverso della penna, formando una figura a triangolo equilatero, visibile nell’illustrazione del particolare (figura c bis); la penna si adagia liberamente sulla parte centrale della prima commissura dorsale della mano, cioè la porzione tra pollice ed indice.

I movimenti fini alla scrittura sono localizzati sulle tre dita indice, medio e pollice, che durante il loro movimento di flessione ed estensione, fanno scivolare la penna sulla prima commissura della mano come fosse una stecca da biliardo. Un esempio esplicativo è visibile nelle successive immagini (figura d). 

figura d

Figura d - Nelle immagini è rappresentata la mano negli estremi di movimento delle dita in fase di scrittura. In questa attività l’azione è principalmente dettata dalle dita prensili che insieme, nella funzione di flessione ed estensione, combinano tutti quei piccoli movimenti utili alla scrittura. I limitati movimenti dell'impugnatura corretta per scrivere sono circoscritti in piccoli spazi.  Questo ne determina di come la tenuta corretta per scrivere possa risultare limitante se la volessimo utilizzare in fase di disegno.

Le due dita anulare e mignolo, flesse all’interno del palmo, creano con la porzione laterale della mano (eminenza ipotenar) un appoggio morbido e stabile sul piano di scrittura, così da non ostacolare i movimenti delle altre dita.

La punta rivolta in avanti deve essere accompagnata dall’utilizzo di un piano inclinato, per aumentare l’angolo d’incidenza tra la punta della penna ed il foglio di 15°-20°, questo ne favorisce la scorrevolezza nell’azione di scrittura.

Nell’immagine che segue in (figura e) vi è mostrata un’altra impugnatura corretta per scrivere, considerata una variante accettabile. Le caratteristiche che la differenziano dalla principale sono individuate nella posizione del dito medio. In questo tipo d’impugnatura il dito medio fa scivolare il suo appoggio dalla punta del polpastrello alla porzione media della terza falange, limitando leggermente l’ampiezza del suo movimento e formando, nella prensione delle dita, una figura a triangolo isoscele. Questa impugnatura è quella che alla lunga sviluppa quel classico callo al dito medio e che in gergo viene chiamato, appunto, callo dello scrivano.

figura e

Figura e - Nell’immagine vi è rappresentata l’impugnatura variante. Dove la freccia indica lo scivolamento del polpastrello del dito medio lungo la terza falange.

Nell’immagine successiva (figura e bis) possiamo osservare il particolare della variante dell’impugnatura corretta vista da un’altra angolazione, in questo caso la prensione delle dita forma un triangolo isoscele.

figura e bis

Figura e bis - Nell’immagine è rappresentato il particolare dell’impugnatura variante in fase di scrittura, dove la prensione delle dita forma un triangolo isoscele.

Dopo le diverse osservazioni su come impugnare in modo corretto la penna in fase di scrittura, possiamo analizzare nello specifico la corretta impugnatura della matita nella fase di disegno. Con le simili caratteristiche, anatomiche e funzionali, osservate e chiamate in causa per dimostrare la corretta impugnatura della penna nella fase di scrittura, così, allo stesso modo vedremo come questi elementi subiscono sottili e a volte nette modifiche nella presa di una matita al fine di disegnare.

I parametri per favorire il pieno controllo del mezzo e la buona visuale durante l’utilizzo sono pressappoco gli stessi come nella scrittura, ma con delle piccole varianti nella prensione del mezzo che ne modificano significativamente l’utilizzo.

Infatti, possiamo notare che nell’impugnatura a tenuta esterna per il disegno (figura a1 e figura a1bis), la prensione dei tre polpastrelli, delle dita indice, medio e pollice, a differenza dell’impugnatura corretta utilizzata in fase di scrittura che dista circa a due centimetri dalla punta, nel disegno la prensione ideale della matita pone le dita ad una distanza di circa cinque cm dalla punta o comunque ad una distanza non inferiore ai quattro centimetri.

figura a1

figura a1 bis

Nel disegno questa distanza delle dita rispetto alla punta della matita favorisce maggior controllo e padronanza,  quindi una gestualità più libera ed ampia con una adeguata visibilità (figura f). Tuttavia da modo di rispettare una regola importante di questa disciplina, ovvero quella di non appoggiare la mano al foglio mentre si tracciano linee, questo per favorire ancora una volta una maggior mobilità dello strumento, ma soprattutto anche una pulizia “tecnica” della superficie da disegno.

figura f

Figura f – Nell’immagine sono mostrate le due impugnature (la principale e la sua variante), entrambi a tenuta esterna basilare. Dove sia nell’una che nell’atra si possono osservare le sottili differenze che le caratterizzano. In entrambe la matita è tenuta per le dita indice, medio e pollice. La parte posteriore dello strumento si adagia sulla prima commisura della mano. In ciascuna di loro si percepisce la sottile differenza di tenuta, infatti si può osservare di come il dito medio nella presa illustrata a destra abbia modificato il proprio punto di prensione rispetto alla tenuta illustrata a sinistra. Questa modifiica di prensione, anche se minima comporterà al segno una diversa natura, tanto è vero che nella tenuta illustrata a destra (visibile anche nella figura b1) i tratti tenderanno ad essere più leggeri e liberi, mentre nella tenuta illustrata a sinistra (visibile anche in figura a1) i tratti risulteranno più nitidi e circoscritti

I tre polpastrelli si trovano ciascuno su un lato diverso della matita, formando, anche in questo caso, una figura a triangolo equilatero come in scrittura. La matita si adagia liberamente al centro della prima commissura dorsale della mano, ma a differenza di come succede in scrittura, nel disegno, non si effettua solo il movimento a pistoncino delle dita, esplicato in (figura d).  La matita infatti, come potrebbe essere qualunque altro strumento per tracciare linee, nell’atto di disegnare diventa tutt’uno con la mano ed il braccio aumentando le possibilità di movimento. Dove soprattutto questi ultimi, il braccio e la mano, tramite la loro flessione ed estensione, con l’ausilio delle proprie articolazioni (polso e gomito), favoriscono il compimento di tutta quell’ampia gamma di movimenti possibili per tracciare linee.

L’impugnatura nella posizione a tenuta esterna basilare, ha anch’essa una “variante” che agevola ulteriormente l’ampiezza della gestualità e soprattutto il raggio visivo (figura b1 - figura b1 bis).

figura b1

figura b1 bis

Questa impugnatura, anch’essa propria del disegno, la considereremo variante solo per un  fattore di comodità, altrimenti potremmo definirla come una seconda tipologia di tenuta corretta. In questa modalità le dita, nell’azione di prensione, formano un triangolo isoscele come nella variante in scrittura. Il pollice più arretrato rispetto alle altre dita permette alla mano di assumere una inclinazione naturale che ne aumenta la visuale in fase di disegno.

Nella tenuta esterna della matita, le varianti utili che conferiscono al segno un diverso significato, come anche un diverso valore stilistico, tecnico ed espressivo, sono racchiuse in un semplice movimento esercitato dalla mano sulla matita (figura g). Con un movimento che interessa in primis le dita in prensione andremo ad effettuare quell’oscillazione che consentirà alla matita di chiudere o aprire, secondo le esigenze richieste, il proprio angolo con la superficie. 

figura g

Figura g - Nell’immagine sopra è rappresentato il movimento che modifica l’angolo di incidenza tra la matita e la superficie, questo si ottiene sia nel tratto orizzontale che in quello obliquo. Le linee tracciate, a seconda dell’inclinazione dello strumento, muteranno sensibilmente il proprio segno. Questo perche la mina di grafite (punta permettendo) attraverso l’inclinazione aumenterà o diminuirà il contatto con la superficie da disegno e di conseguenza modificherà il proprio segno. 

Nell’esempio (figura g) si può osservare  come, con una semplice movenza esercitata  dalle dita e dalla mano, la matita muta la propria posizione e di conseguenza il proprio segno tracciato. Essa scivola, spostandosi dalla posizione adagiata sul dorso della prima commissura della mano, lungo il dito indice fino a raggiungere la seconda falange di quest’ultimo. In questa maniera, in una sorta di rotazione, lo spostamento effettuato modificherà l’angolazione tra la matita e la superficie da disegno. La fluttuazione della matita durante questa azione inciderà sulla superficie un determinato segno che, in base all’inclinazione della matita e alla pressione della mano sullo strumento contro la superficie, modificherà il proprio tratto in stretto o largo, netto o soffuso (punta permettendo).

Con una inclinazione della matita al di si sotto di una angolazione di 45°, le linee tracciate risulteranno larghe e sporche, se in questa posizione diminuiremo la pressione esercitata sulla matita contro la superficie, le linee risulteranno larghe e soffuse. Viceversa se in questa posizione aumenteremo la pressione esercitata sulla matita contro la superficie le linee assumeranno un aspetto sempre più marcatamente largo e netto. Allo stesso modo, ma con effetto contrario, quando modificheremo l’inclinazione della matita portandola ad una angolazione superiore ai 45°,  le linee risulteranno strette e pulite, se in questa posizione aumentiamo la pressione sulla matita contro la superficie, il tratto diverrà sempre più stretto e nitido. Viceversa, nella stessa inclinazione, con il diminuire della pressione sulla matita contro la superficie, i tratti risulteranno stretti e leggeri. Quando la matita raggiungerà una posizione di perpendicolarità con il piano da disegno, con l’aumentare della pressione esercitata sulla matita contro la superficie, le linee risulteranno energicamente sempre più nette, sottili e pulite, così da conferire al tratto un segno molto incisivo. Con il diminuire della pressione esercitata sulla matita contro la superficie il segno risulterà  vividamente sottile e leggero.

Allo stesso modo, mantenendo la posizione di perpendicolarità della matita con la superficie ed esercitando un’ inclinazione della mano, anche attraverso una leggera rotazione del polso, verso destra (per chi e destrimano), verso sinistra (per chi è mancino) si otterranno gli stessi risultati descritti in precedenza anche sulle linee tracciate in verticale (figura h). 

figura h

Figura h – Nell'immagine vi è rappresentato il movimento di torsione del polso oltre che all’inclinazione della mano per effettuare quel dato movimento utile a modificare il segno, anche sulle linee tracciate in verticale. In questo movimento più l’angolo tra la matita e la superficie da disegno è stretto più il segno risulterà largo. Naturalmente questa inclinazione del polso inciderà anche nel movimento con tratto verticale, qualora cambiassimo verso del tratto.

Tramite la modifica dei fattori combinati tra pressione e inclinazione, si ha, dunque, la possibilità nel disegno di tracciare una vasta gamma di linee con diversi effetti, ognuna con la propria fisionomia nel tratto ed un proprio significato espressivo.

Poi vi è l’impugnatura a tenuta interna basilare (figura 1 e figura 1bis). Dove possiamo osservare come la matita viene tenuta per la sua estremità all’interno del palmo della mano. In questa tipologia di impugnatura le dita non esercitano più neanche in minima parte quella flessione vista in precedenza, cioè quella maggiormente accentuata nella fase di scrittura. In questa modalità sono la mano ed il braccio con le proprie articolazioni ad influire quella gestualità nel tracciare segni e linee. Le dita indice, medio e pollice nella prensione, formano quel famoso triangolo equilatero, in questa però, a differenza di come avviene in fase di scrittura, non tutte le dita in prensione utilizzano il polpastrello. Infatti il dito medio per garantire quella tenuta ideale nell’insieme della presa, influenzato anche e soprattutto dalle costrizioni strutturali anatomiche della mano, fa scivolare la prensione tra la prima e la seconda falange. Quindi il dito medio come anche il dito indice tendono ad avvolgere e sorreggere la matita delicatamente senza forzature.  Mentre il polpastrello del dito pollice con una leggera pressione forza la matita verso la parte in prensione del dito medio, garantendo stabilità e libertà di movimento, ciò che ferma la matita nell’insieme della presa sono anche e soprattutto l’anulare ed il mignolo attraverso la loro leggera pressione sulla matita contro la resistenza opposta del palmo della mano. 

figura 1

Figura 1 – Nell’immagine è possibile osservare la posizione a tenuta interna basilare. In questo tipo di impugnatura la parte posteriore della matita viene incapsulata dalla mano all’interno del proprio palmo e tra le dita anulare e mignolo. Mentre il dito indice, medio e pollice definiscono il senso della parte anteriore della matita.

figura 1 bis

Figura 1 bis - Nel collage vi è rappresentata l’impugnatura a tenuta interna basilare vista da diverse angolazioni.

Un particolare interessante di questa impugnatura va osservato nei movimenti esercitati da entrambe le dita medio e pollice (figura g). Nella pratica, per assicurare una costante e solida prensione dello strumento, le dita in considerazione tendono a mutare spontaneamente il proprio punto di prensione. A tal fine, l’azione esercitata garantisce maggior equilibrio e confort alla presa, come anche una costante funzionalità dello strumento, in base anche alle caratteristiche di quest’ultimo. Infatti nella dinamica di questa tenuta le dita medio e pollice, spostando leggermente il proprio punto di prensione, conservano un concreto equilibrio di questa impugnatura.

figura g

Figura g – Nel collage è possibile notare il movimento sia del pollice che del medio durante l’attività di questa tenuta.

In questa modalità la posizione del dito medio tende a variare, per agevolare la funzionalità della presa stessa, così da far scivolare la propria prensione dalla prima falange sulla seconda e viceversa. Durante questa attività il pollice, essendo il dito in prensione più arretrato, per mantenere un equilibro costante, tende, durante l’azione di disegnare, a scivolare lungo la matita, esercitando sempre una leggera pressione con il proprio polpastrello. Esso, infatti, dalla sua posizione arretrata, rispetto anche alla prensione del dito medio, tende a scivolare in avanti, verso l’indice, collocandosi spesso come fulcro di prensione tra quest’ultimo e l’anulare, questo per consentire maggiore stabilità all’impugnatura che nella sua naturale tenuta, come si può notare è tendenzialmente molto leggera.

Questo tipo di impugnatura è ideale per disegnare su grandi superfici o in posizione verticale, per intenderci in piedi o seduti di fronte ad un cavalletto. La tenuta della matita, in questo tipo d’impugnatura, risulta essere leggera e libera, perche la mano, grazie all’articolazione del polso, da modo di sfruttare tutte quelle movenze che permettono un ottimo controllo e con esse una maggiore sensibilità nella prensione, quindi utile nel tracciare linee dirette e leggere.

Questa impugnatura fa si che lo strumento diventi tutt’uno con l’arto. Infatti con questa modalità sono chiamati in causa la mano ed il braccio, spesso anche la spalla, con le rispettive articolazioni che insieme favoriscono maggior dinamismo e controllo del mezzo. Questo fattore aumenta le possibilità di tracciare una vasta gamma di linee con una miglior visuale e disinvoltura al fine di coprire ampi spazi.

La modalità a tenuta interna basilare ha anch’essa delle varanti, che per comodità di acquisizione le riterremo tali perche potrebbero essere concepite tranquillamente come delle impugnature proprie ed individuali, di cui noi ne osserveremo solo due. Queste impugnature anche se a prima vista potrebbero sembrare uguali, conoscendole e familiarizzando con esse attraverso la pratica, vi accorgerete delle enormi differenze che ci sono tra loro e soprattutto delle diverse utilità che le contraddistinguono. Infatti, altro fattore che andremo ad osservare nelle due successive variati di questa modalità è quello di come attraverso piccole modifiche prensili, queste possano subire variazioni funzionali importanti del proprio utilizzo.

La prima delle due varianti che osserveremo (figura 2 e figura 2bis) si differenzia dall’impugnatura principale per la posizione dell’indice che ne muta completamente la funzionalità. Mentre l’impugnatura principale (figura 1 e 1bis) risulta essere delicata nella prensione, leggera e morbida nell’azione, questa prima variante della posizione a tenuta interna, dimostrerà di essere decisamente l’opposto, infatti risulta essere energica nella prensione, pesante e dura nell’azione.

figura 2

Figura 2 – Nell’immagini vi è rappresentata la prima variante dell’impugnatura a tenuta interna basilare.

figura 2 bis

Figura 2 bis - Nel collage vi è rappresentata la prima variante dell’impugnatura a tenuta interna basilare vista da diverse angolazioni.

In questa impugnatura il dito indice si stende rigido lungo la matita pressando quest’ultima, con il proprio polpastrello e l’intera prima falange, contro la superficie. In questa modalità le linee risulteranno marcatamente incisive, con un valore tonale molto espressivo che tenderà a variare nel tratto a seconda del verso e della pressione esercitata sulla matita contro la superficie. Essendo anch’essa una posizione a tenuta interna, ritorna utile soprattutto quando si intende disegnare su ampie superfici e in posizione verticale, quindi seduti o in piedi d’innanzi al cavalletto. Utile nel tracciare linee di contorno, per definire tutti quegli aspetti del disegno atti a far risaltare ed evidenziare forme principali di composizione, questa impugnatura oltre ad una libertà dinamica permette l’esecuzioni di segni energicamente forti, quanto espressivi in una gestualità decisa.    

Poi vi è la seconda ed ultima variante, a posizione interna, visibile in (figura 3 e figura 3bis). 

figura 3

Figura 3 – Nell’immagini vi è rappresentata la seconda variante dell’impugnatura a tenuta interna basilare.

figura 3 bis

Figura 3 bis - Nel collage vi è rappresentata la seconda variante dell’impugnatura a tenuta interna basilare vista da diverse angolazioni.

Questa  differisce completamente da quelle già osservate in precedenza (cioè la principale figura1 e la prima variante figura2). Infatti nella sua particolare impugnatura i polpastrelli delle dita, pollice ed indice, l’uno opposto all’altro, tengono in prensione la matita alla stessa altezza, mentre il dito medio per costrizione anatomica della mano, nella presa arretra rispetto alla prensione di questi ultimi, e con la parte tra la prima e la seconda falange abbraccia la matita. La parte posteriore della matita si va a collocare all’interno del palmo tra la resistenza di quest’ultimo e la leggera pressione delle altre due dita anulare e mignolo.

Questa impugnatura a differenza della principale e della prima variante può essere utilizzata, sfruttando tutte le proprie caratteristiche, sia su piani da disegno verticali che orizzontali. Grazie alla particolare modalità di prensione questa impugnatura concede alla matita tutte quelle funzionalità utili a favorire quell’inclinazione che permette di lavorare agevolmente con un angolazione inferiore ai 30°. Con questo presupposto si ha la facoltà di tracciare tutta quella tipologia di linee molto larghe dall’aspetto soffuso o intenso in base alla pressione esercitata sulla matita contro la superficie, ma soprattutto quello di un tratto ampio, omogeneamente sfumato ed incisivo, classico delle impugnature di tipo piatto.

Un concetto che va ripreso e meglio spiegato è quello riguardante la distanza di prensione della matita nell’atto di disegnare. Tenendo conto che nelle diverse fasi di un disegno e la “libertà” che esso concede,  può  succedere che le varie modalità di impugnatura, possano richiedere di infrangere quelle “regole” tanto osannate.

Per questo motivo, per l’enorme complessità di questo argomento, bisogna precisare necessariamente le modalità riguardanti le finalità di un giusta distanza di prensione della penna nell’azione di scrittura e della matita nell’atto di disegnare.

Nella prima con un punto di prensione molto vicino alla punta dello strumento, nella seconda (nella tenuta esterna basilare), con un punto di prensione piuttosto distante dalla punta dello strumento, entrambe con una similitudine nella modalità manuale di prensione. Dopo tutto quello che è stato detto e di tutte le osservazioni fatte, deve essere chiaro che la modalità corretta per scrivere può ritornare comunque utile nel disegno, ma solo in casi particolari perche limitata alla funzione fine della scrittura.

Difatti l’impugnatura utilizzata in scrittura per proprie caratteristiche tecniche favorisce un elevato grado di precisione, naturalmente in un limitato raggio d’azione. Quindi durante le diverse fasi di un disegno, se queste dovessero richiedere una determinata precisione, nulla vieta che possiamo ricorrere alla tipologia di prensione che normalmente si impiega in scrittura. Con questo voglio dire che all’occorrenza per esigenza pratica, durante la realizzazione di un disegno, nulla toglie che se costretti ad una precisa e meticolosa raffigurazione, possiamo e dobbiamo ricorrere alla modalità che abitualmente è adoperata in scrittura, specialmente lì dove la zona interessata è particolarmente contenuta, da non consentire un agevole lavoro con le classiche impugnature da disegno.

Questo è quanto basta sapere sulle diverse modalità di impugnature della matita e delle proprie finalità. Naturalmente sono solo una parte, ma abbastanza per chi si avvicina per la prima volta a questa disciplina. Infatti, ci si è spinti un po’ oltre quello che dovrebbe essere uno studio per principianti, ma credo sia necessario, quanto utile, per avvantaggiarsi su altri concetti tecnici e teorici altrettanto importanti e specifici che fanno parte di questa disciplina.

Per questo motivo, per quanto analizzato fino ad ora sulle diverse modalità di come impugnare lo strumento, alcuni aspetti potrebbero risultare di difficile comprensione non tanto dal punto di vista teorico-pratico, (volendo essere ottimista nelle mie limitate capacità di spiegazione e descrizione), ma quanto esecutivo. Perché all’inizio, dopo aver appreso la teoria ed essersi esercitati nella pratica, ci troveremo di fronte al costante dubbio di quale modalità e tenuta bisogna adottare per un risultato utile allo scopo.

Infatti le diverse fasi di un disegno spesso sono determinate da diverse modalità e tenuta dello strumento e possono essere influenzate anche dalla tecnica utilizzata. A questo proposito con l’intento di tracciare linee con un preciso significato stilistico ed espressivo per far fronte alle diverse fasi di un disegno, bisogna necessariamente raggiungere quella spigliatezza che solo la pratica può risolvere.

All’inizio questa componente, quella di scegliere e adottare la tenuta giusta al caso, potrà mandarci in crisi, ma è solo una naturale sensazione che non deve preoccuparci più di tanto. Perché quando si avrà preso confidenza con la matita, e questo avviene solo attraverso la pratica, tanta pratica, i movimenti da eseguire, come la tenuta da utilizzare, verranno spontaneamente, da soli, dettati anche dal nostro estro creativo che nel frattempo si sarà liberato da tutte quelle costrizioni psicologiche.

Questa disciplina è come per la bicicletta, infatti sappiamo bene che solo dopo aver imparato a stare in costante equilibrio in sella sulle due ruote possiamo, qualora si presentasse un ostacolo sul nostro percorso, gestire al meglio tutte le manovre possibili utili nell’intento. Il meccanismo del concetto espresso per la bicicletta è lo stesso processo che si verifica in questa disciplina. Dove una volta appreso e raggiunto un determinato livello di conoscenza, come di abilità tecnico/pratico, questa con l’esercizio può solo migliorare. Così da far diventare le fasi di realizzazione di un disegno, spesso, a tratti “meccaniche” con una gestualità sempre più libera e spontanea, fattore questo, che darà modo di poter ricercare attraverso altri spiragli, nuovi criteri su cui concentrare e sperimentare i propri studi, magari anche sulla ricerca di un proprio stile.

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