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Terrae Motus


 

La collezioni d’arte contemporanea che meglio rappresenta - “tutta” - l’arte degli anni Ottanta, è Terrae Motus. Una raccolta che conta oltre settanta opere, raggruppate formidabilmente in una mostra permanente allestita nella sontuosa Reggia di Caserta.

Terrae Motus in cantiere

Il lavoro di artisti, di rilevanza mondiale, che in questo decennio hanno contribuito ad imporre un linguaggio connotativo proprio di un arte tendenzialmente multi stratificata, è sensibilmente descritto attraverso un’espressione complessa e variegata. Il rapporto comunicativo decisamente dichiarato, che manifesta all’unisono una forte appartenenza ad un processo costruttivo, si riflette nel segno fenomenico di un evento naturale tanto brutale, quanto drammatico. Particolarmente interessante, per diversi aspetti, l’effetto speculare di un messaggio diretto a quello che fu uno dei cataclismi più violenti che colpì negli anni Ottanta vaste zone della Campania e della Basilicata.

Francisco Leiro - Eva cacciata dal paradiso (particolare), 1983

legno dipinto, 265x50 cm

Questa collezione è il frutto di un immenso lavoro del gallerista Lucio Amelio, il quale, con grande conoscenza e particolare sensibilità per l'arte contemporanea, raccoglie e mette insieme le opere di artisti circoscritte nell’arco di un decennio.

Emilio Vedova - Aslo ob... '84-I, 1984

olio su tela, 275x275 cm

Le opere con un indice di linguaggio tanto espressivo, quanto forte, riflettono, per emulazione un processo fisico corrispondente ad una azione distruttiva. Esse attraverso l’arte, tramite un effetto evolutivo di genere pragmatico, si consumano per poi trasfigurare in una macro risoluzione divulgativa, in un atto di energetica vitalità, nei confronti di quella violenza scaturita dalla natura che è tema stesso della raccolta.

 

Julian Opie - Books, 1986

lamiera sagomata verniciata, 204x150x130 cm

Caserta, oltre a tanta storia e arte, può vantare il primato di una collezione unica nel suo genere che vede artisti come, Tony Cragg, Keith Haring, Anselm Kiefer, Jannis Kounellis, Nino Longobardi, Richard Long, Giulio Paolini, Andy Warhol, Cy Twombly, Ernesto Tatafiore, Miquel Barceló, Joseph Beuys, Alighiero Boetti, Robert Mapplethorpe, Mimmo Paladino. Questi, solo per citarne qualcuno che con il proprio lavoro ed il proprio impegno hanno contribuito, alla trasmissione di un messaggio diretto ed univoco. Il tema e la multidisciplinarità della raccolta sono  due rette parallele che come binari segnano un viaggio formalmente diverso nell’atteggiamento, ma simile nell’intento, per incontrarsi all’infinito.

 

James Brown - Eleven portraits of Buddha, 1983-1986

sarcofago in legno su base di rame, 223x91x91 cm

Interessante è l’opera di Joseph Beuys che decontestualizza gli oggetti trovati e attraverso un processo di happening, fa in modo che tramite la propria volontà, gli oggetti inerti acquisiscano significato vitale. 

Joseph Beuys - Terremoto in Palazzo, 1981

legno, terracotta, vetro, cera e uovo

Oppure la pittura di Miquel Barceló che attraverso tutto il suo percorso artistico subisce metamorfosi paragonabili al concetto suo stesso dei primi lavori, dove amalgama la pittura con elementi organici in decomposizione. Il linguaggio degli artisti compresi in questa collezione è ampio e profondo, come profondo e poetico è il lavoro concettuale di Giulio Paolini che in scultura si basa sul processo di potenziamento di una comunicatività doppia per poi analizzarne le distanze. Oppure l’opera di Anselm Kiefer che, attraverso l'arte, esamina una possibile redenzione dai traumi storici e con forte visione critica assume nel proprio lavoro, come espressione di linguaggio, quell’autenticità storica della pittura e della scultura, per contaminarla tramite una rielaborazione di elementi di materiale naturali.

Anselm Kiefer - Et la terre tremble encore, d'avoir vu la fuit des géants, 1982

olio e terracotta su tela, 130x170x10 cm

In questa mostra il tema fine della collezione, si fa spazio attraverso la complessa lettura delle diverse opere, come in quella di Jannis Kounellis confinata nell'arte povera o come il lavoro di Keith Haring attraverso il graffitismo. Per poi passare al lavoro di Penck contenuto nell’art brut ed ancora attraverso quegli artisti circoscritti nella transavanguardia, come Mimmo Paladino ed Enzo Cucchi, oppure nella fotografia con Gilbert & George e Robert Mapplethorpe, dove l’opera di quest'ultimo è il tipico esempio dei suoi primi lavori. Infatti ques'opera è concepita con estrema raffinatezza, dove l’artista pone una maniacale attenzione a quelli che sono i parametri estetici e tecnci, in particolar modo tra gli aspetti tecnici l’utilizzo del caratteristico bianco e nero che tanto contraddistingue il suo lavoro. 

Bertrand Lavier - Senza titolo, 1985

acrilico su specchio e cornice, 140x190

Difficile la scelta su cui soffermarsi, ma tra le tante opere, tutte significative e degne di nota, vi è anche il lavoro di Tony Cragg dove le sue installazioni, realizzate e strutturate secondo la scelta e l’accorpamento di materiale selezionato, seguono un’impostazione meticolosa nell’assemblaggio, al fine di una ricerca di forme pienamente riconoscibili. Oppure l’opera di Cy Twombly  con la sua pittura impulsiva, soprattutto nel disegno frenetico, dove la linea crea una relazione particolare tra lo spazio pittorico e lo sfondo dell’opera ed il segno è soggetto a imitazione della forza violenta della natura. 

Robert Mapplethorpe - Dennis Speight with thorns, 1983

foto, 121x98 cm

Robert Mapplethorpe - Dennis Speight with flowers, 1983

foto, 121x98 cm


Un serbatoio immenso quello di questa collezione che vede l’opera di Andy Warhol, icona dell’arte popolare, filtrata attraverso un messaggio proprio dei mezzi di comunicazione di massa e fissata tramite la tecnica da lui preferita.

Andy Warhol - Fate presto, 1981

Nella triplice immagine, come quella di un trittico, l'artista amplifica, tramite l’esportazione e la riproduzione in serie, un processo comunicativo distanziale, atto a contrastare con energia positiva quella negativa. L’opera, che riproduce la prima pagina del quotidiano il Mattino, esorta un tempestivo intervento dei soccorsi, ma soprattutto di solidarietà sociale e nell’esasperate dimensioni, come anche la riproduzione in serie, sottolinea la gravità del catastrofico evento, specialmente nel titolo a caratteri cubitali dal forte grido FATE PRESTO.

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