Rembrandt van Rijn è la figura più rappresentativa del periodo d’oro dell’arte olandese. Egli è riconosciuto come uno dei maggiori ritrattisti del XVII secolo e le sue abilità artistiche non lo limitarono ad essere il più grande artista olandese del Seicento, ma anche il più versatile e prolifico. La sua vasta opera è rappresentata da diversi temi che vanno dal ritratto, alle scene religiose, dall’autoritratto a temi storici, mitologici e allegorici, oltre a paesaggi, scene di vita quotidiana e natura morta. Il suo lavoro è talmente originale e personale che alcuni dipinti risultano quasi di difficile classificazione tra le tradizionali categorie.
Rembrandt Autoritratto (dall’espressione corrucciata) , 1628-1630, acquaforte, 69 x 59 mm, Zorn Museum, Mora
I genitori di Rembrandt potendo permettersi di sostenere il figlio negli studi medio superiori alla Scuola Latina di Leida, lo spingono ad intraprende studi classici per poi accedere all’Università. Studi che il giovane abbandonerà per fare praticantato da un pittore del luogo Jacob van Swanenburgh. Dopo tre anni presso Swanenburgh passò circa altri sei mesi con un altro pittore, ad Amsterdam, Pieter Lastman, un artista molto stimato che influenzerà stilisticamente il giovane Rembrandt (figura a).
Figura a
Rembrandt Autoritratto, 1628 c., olio su tavola 22,5x18,8 - Rijksmuseum, Amsterdam.
Dopo questo percorso formativo Rembrandt apre un proprio studio a Leida, dove la sua popolarità cresce rapidamente. In questo periodo, opera nella stessa città un altro giovane artista molto stimato e giudicato dai contemporanei come un altrettanto pittore talentuoso, Jan Lievens anche egli allievo di Lastman. I due giovani artisti legheranno una amicizia che li vedrà lavorare a stretto contatto per un lungo periodo, ritraendo soggetti in comune e addirittura, ritraendosi a vicenda (figura b).
Figura b
Jan Lievens Ritratto di Rembrandt con gorgiera, 1629 c., Rijksmuseum, Amsterdam
Uno degli uomini più colti ed influenti d’Olanda di quel periodo, Constantijn Huygens, che diverrà poi promotore dei due artisti, dirà che Lievens gli pare più spregiudicato e ricco di inventiva, mentre Rembrandt è dotato di una superiore finezza di tocco e comunica palpitanti emozioni. Questa osservazione di Huygens è visibile in tutta l’opera di Rembrandt, del quale circa due terzi dei dipinti e un quarto delle acqueforti sono ritratti.
Uno dei fattori che influenzò Rembrandt nel suo lavoro, quello dedicato soprattutto alla ritrattistica, che vede il periodo di sua massima attività dal 1630 al 1640, fu l’interesse per il teatro. Quest’ultimo era per Rembrandt un vero laboratorio di soluzioni espressive, infatti, oltre al sapiente utilizzo della luce, le espressioni dei personaggi dei suoi ritratti sono fortemente ricercate nella teatralità.
Lo studio verso una ricerca teatrale delle espressioni è visibile soprattutto nei disegni e nelle acqueforti, lì dove egli stesso si rappresenta con diverse mimiche facciali, quasi caricaturali, smorfie che gli stravolgono l’intera espressione del volto, dove emergono tutti quegli elementi che sono propri del teatro, da lui fortemente osservati e studiati.
Questo aspetto di Rembrandt è stato per molto tempo trascurato e per meglio capire la sua opera, specie quella ritrattistica, bisogna indagare proprio in questa sua passione per il teatro che lo ha affascinato fin dall’infanzia, quando egli stesso prendeva parte alle recite scolastiche.
Il teatro nell’Olanda di quel periodo, come la letteratura che vanta molti generi di pubblicazioni, comprende anche notevoli testi teatrali. Questi non si limitavano solo al gusto “colto”, ma si alternavano con gli spettacoli ambulanti, delle fiere e dei mercati. In queste occasioni Rembrandt scopre un mondo affascinante, ricco di spunti che saranno poi espressione dell’intera sua opera.
Un fattore interessante di Rembrandt è quello di uno studio accanito nel ritrarre i propri parenti raffigurandoli secondo un sua impostazione e visione personale. Il ritratto di questo studio non è espresso nel senso abituale del termine come di immagini realistiche, ma di “teste di carattere” un genere di rappresentazioni che in Olanda venivano chiamate “tronijes” ed erano richiestissime.
Questa teatralità non era visibile solo nelle espressioni, ma anche nella struttura e nella costruzione dell’intero ritratto fino alla scelta di determinati particolari, quali potevano essere la capigliatura o l’utilizzo di accessori ed abbigliamenti fantasiosi. Spesso, per questa finalità, Rembrandt ha utilizzato i suoi familiari come modelli, i quali vengono rappresentati in specifici ruoli di un repertorio, proprio come se fossero degli attori che interpretano una parte nel teatro, personaggi costruiti e visti da egli stesso come “caratteri” (figura c).
Figura c
Rembrandt Busto di vecchio con berretto di pelliccia (il padre di Rembrandt) 1630 olio su tavola 22,2x17,7 cm Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, Innsbruck.
Questo modo di raffigurare i suoi consanguinei quasi esclude il concetto stretto di ritratto per formalizzarsi in una raffigurazione interpretativa del soggetto. Stesso processo si manifesta nell’autoritratto dove è anche possibile notare tutte le metamorfosi del percorso vitale di un uomo.
Figura d
Rembrandt Autoritratto 1629 olio su tavola 15,5x12,7 cm. Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Alte Pinakothek, Monaco.
Figura e
Rembrandt Autoritratto 1669 oilo su tela 63,5x57,8 cm. Mauritshuis, l’Aja.
Nei primi autoritratti, come potrebbe essere nell’autoritratto del 1629 (figura d), si vede un giovane curioso che si affaccia al mondo con uno sguardo pieno di sorpresa e di passione che nel tempo lasciano il posto, come è possibile osservare nel autoritratto del 1669 (figura e), ad un uomo anziano e disincantato.
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